Contrariamente a quello che gli italiani sono indotti a pensare guardando la televisione o leggendo i giornali, qualche reato (esisteranno ancora?) viene compiuto anche dai loro connazionali e non solo dagli stranieri.
Non parlo chiaramente di quelli compiuti dalle più alte cariche dello stato (vedi cronaca di questi giorni: ah, ma quelli non sono reati, ma persecuzione politica!), di quelli di mafia, ai quali siamo talmente assuefatti che probabilmente nelle redazioni dei giornali devono aver diramato qualche ordine di servizio che li confina a qualche trafiletto nelle cronache locali.
E' stato riportato ieri dai giornali che un disabile di 50 anni, dopo essere stato spogliato di tutti i suoi averi, compresa la casa, era costretto da una coppia, insediatasi a casa sua, a mendicare fino a sera alla Stazione Brignole, e a consegnare il frutto delle elemosine ai suoi aguzzini.
E' una vicenda tristissima, e mi sento a disagio anche solo a scriverne. I protagonisti sono tutti italiani, ma sarebbe stata orribile allo stesso modo se avesse riguardato cittadini stranieri.
Il diritto penale serve per questo. Le figure di reato, e le pene relative, sono indipendenti dalla nazionalità di chi li commette.
Non mi sento meglio o peggio sapendo che uno specifico crimine sia stato compiuto da un romeno, un maghrebino, o da un genovese, da un pugliese, etc. Non mi interessa proprio.
Non sono più incazzato se è uno straniero ad uccidere un italiano o un altro italiano: il dolore dei parenti non ha nazionalità.
Non parlo per snobismo: non sono proprio abituato a vedere le cose in quei termini.
Che differenza fa?
Che differenza fa?
domenica 13 luglio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Poi quando arrivi in emilia da genova, la gente ti tratta a tutti gli effetti come un "foresto", uno che viene da lontano, chissà perchè..
Posta un commento