giovedì 30 agosto 2007

family day

Natalia Aspesi su "La Repubblica" del 24 agosto 2007:
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la violenza domestica è nel mondo la prima causa di morte per le donne tra il 16 e i 44 anni, più del cancro, degli incidenti stradali, delle guerre; in Italia nel 2005, nelle famose famiglie da family day, c'è stato un omicidio ogni due giorni, in sette casi su dieci la vittima era una donna.
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Sergio Solmi - L'esistenza individuale...

L'esistenza individuale non è un punto contemplativo nello spazio - come sogliamo rappresentarcela staticamente - né, come altra volta mi parve, una linea in progresso nel tempo - come sogliamo rappresentarcela dinamicamente. Non è un semplice specchio né una semplice serie di esperienze e di acquisizioni. E' piuttosto una macchina complessa e contraddittoria di compensazioni, che funziona ad un fine che le è inerente. Essa non aspira alla coscienza, al benessere, alla saggezza, alla potenza. Non aspira alla felicità. Sembra aneli soltanto a un difficilissimo equilibrio fra un certo numero di 'falsi scopi'. Chi crede di perseguire la gloria e la ricchezza, e in realtà mira a conservarsi in uno stato di agitazione permanente. Chi cerca unicamente la quiete, e si assicura invece una impercettibile agonia. L'esistenza si crea desideri apposta per non soddisfarli, l'impossibilità per potervisi urtare continuamente. Essa non vuole in realtà nulla di quanto inesauribilmente progetta, ma si appresta a nutrirsi delle dubitose transazioni fra progetto e realtà, talora della stessa inevitabile sconfitta. Quanti ardenti desideri, realizzati per isbaglio, ci hanno lasciati costernati e infelici! Scrutata a fondo, ogni vita è impossibile, è un ballerino sulla corda tesa. Ogni esistenza si muove su di una linea sottilissima: fra pareti illusorie di sogni, aspirazioni, progetti, orrori, rimorsi, delusioni, architettati unicamente ai fini di quell'inesplicabile equilibrio, che è la loro risultante infallibile.

da "Vecchi foglietti", in Poesie, meditazioni e ricordi, tomo II - Meditazioni e ricordi, Adelphi, 1984.

amy winehouse

"Il sogno rock si è miseramente infranto. Era una religione i cui adepti si sono dispersi. Solo ascoltando Amy Winehouse ho avuto la certezza che il rock può ancora generare un culto",
così George Michael, citato da Giuseppe Videtti su "Repubblica".