domenica 7 settembre 2008

Non è il caldo, è l'umido! IN SARDEGNA NON C'E' IL MARE

Eh sì, signora mia!: da circa una decina di giorni a Genova il clima ricorda quello di Manaus nella stagione delle piogge o quello delle Maldive, quando ci si capita nella stagione sbagliata. Non sono mai stato in nessuna delle due mete citate, ma almeno per quanto riguarda l'Amazzonia posso vantare un passato di voracissimo lettore di Mister No, almeno fino al cinquantesimo numero. Non vi pare abbastanza? Beh, fa lo stesso.
Il punto è che a Genova, in questi giorni, le più codificate, viete e trite formule di saluto sono state sostituite dalla frase in titolo, con a seguire riferimenti al numero di docce giornaliere e via dettagliando a seconda del grado di intimità/umidità.
Niente di nuovo, di dirà: già tanti tanti anni fa, estate 1987, io e alcuni miei amici facevamo a gara a chi, a sentire pronunciare la parola caldo, avrebbe formulato per prima il fatidico leitmotif: non è il caldo, ma l'umido!, con occorrenze significative che prevedevano l'inserimento dell'avverbio "tanto" tra la copula e il predicato nominale e la sostituzione della parola "umido" con "afa".
Tale stato meteorologico, che prevede umidità superiore al 70%, minime notturne sopra i 22° e cielo costantemente bianco/grigio/talvolta tendente al nero, quasi assenza di ventilazione si installa piuttosto frequentemente da queste parti, al punto che esista una parola genovese che lo definisce in modo precisissimo: macaia.
E' probabile, peraltro, che non siano del tutto infondati i ricordi di tutti coloro (vecchi, anziani e persone di mezz'età, categoria nella quale io stesso sarei rientrato fino a un paio di decenni fa: adesso, a 44 anni, sono, secondo la dizione corrente, un ragazzo!) che almanaccano di estati lunghissime, secchissime, senza nemmeno una nuvola all'orizzonte per tutto il periodo tra maggio e ottobre. Sembra infatti (e sono studi a cui si dà scarsa diffusione) che l'effetto serra (non quello propriamente detto, quello dell'ozono ai poli, etc.), l'effetto cappa di afa, che caratterizza la Liguria per lunghi periodi estivi sia causato dalle tre potentissime centrali termoelettriche posizionate a Genova, pieno centro, sotto la Lanterna, Savona-Vado Ligure e La Spezia.
In Sardegna, fenomeni analoghi, sarebbero associati ai laghi artificiali, piccoli e grandi, realizzati per risolvere una delle grandi emergenze isolane: la siccità.
Ne parla, insieme ad altre cose, di interesse ben maggiore, Marcello FOIS nella acuta ricognizione di sarditudes costituita dal suo libriccino, pubblicato qualche mese fa, e che io ho letto solo ieri, In Sardegna non c'è il mare.
Consiglio vivamente di leggerlo, insieme all'altrettanto utile Viaggio in Sardegna, di Michela MURGIA, a tutti coloro che, andando in Sardegna, cerchino qualcosa di un po' più profondo, delle indigeste seadas/sebadas, con cui completano i loro finti pasti sardi, nei finti agriturismi sardi, sparpagliati quì e là, per l'isola.

Dati del 05/09/2008

Temp.Max[C]

29.1

Temp.Min[C]

23.3


Umid.med. [%] 90

sabato 19 luglio 2008

La casta? Non c'è più!

Com'è come non è, tutti i problemi e le questioni connesse all'esistenza in Italia di una classe politica privilegiata e inefficiente si sono dissolte come neve al sole da quando il governo Prodi se ne andato a casa lasciando il posto al ritorno trionfale di Berlusconi.
Il popolo, come sembra preferibile chiamare l'insieme dei cittadini da un po' di tempo a questa parte, non sembra minimamente in grado di mettere in connessione la questione giustizia con quella dei privilegi dei politici.
I privilegiati erano naturalmente gli altri, chi gli altri? gli altri, quelli che stavano al governo prima; e i tartassati e perseguitati dalla giustizia siamo noi, noi che siamo adesso al governo.
Se si tratta proprio di trovare una classe di privilegiati, andateli un po' a cercare tra gli statali-fannulloni che, com'è come non è, in quantitativi industriali, abbiamo pensato bene (noi, gli altri: i politici insomma) di immettere tra i ranghi dell'amministrazione pubblica nelle varie demeritocratiche infornate concorsuali.
Plotoni di persone che non sanno niente e non sanno fare niente e che obbligano quelli che qualcosa sanno e sanno fare a fare il lavoro di quattro.

domenica 13 luglio 2008

stranieri vs. italiani: what difference does it make?

Contrariamente a quello che gli italiani sono indotti a pensare guardando la televisione o leggendo i giornali, qualche reato (esisteranno ancora?) viene compiuto anche dai loro connazionali e non solo dagli stranieri.
Non parlo chiaramente di quelli compiuti dalle più alte cariche dello stato (vedi cronaca di questi giorni: ah, ma quelli non sono reati, ma persecuzione politica!), di quelli di mafia, ai quali siamo talmente assuefatti che probabilmente nelle redazioni dei giornali devono aver diramato qualche ordine di servizio che li confina a qualche trafiletto nelle cronache locali.
E' stato riportato ieri dai giornali che un disabile di 50 anni, dopo essere stato spogliato di tutti i suoi averi, compresa la casa, era costretto da una coppia, insediatasi a casa sua, a mendicare fino a sera alla Stazione Brignole, e a consegnare il frutto delle elemosine ai suoi aguzzini.
E' una vicenda tristissima, e mi sento a disagio anche solo a scriverne. I protagonisti sono tutti italiani, ma sarebbe stata orribile allo stesso modo se avesse riguardato cittadini stranieri.
Il diritto penale serve per questo. Le figure di reato, e le pene relative, sono indipendenti dalla nazionalità di chi li commette.
Non mi sento meglio o peggio sapendo che uno specifico crimine sia stato compiuto da un romeno, un maghrebino, o da un genovese, da un pugliese, etc. Non mi interessa proprio.
Non sono più incazzato se è uno straniero ad uccidere un italiano o un altro italiano: il dolore dei parenti non ha nazionalità.
Non parlo per snobismo: non sono proprio abituato a vedere le cose in quei termini.
Che differenza fa?
Che differenza fa?

pressione vs. oppressione

Che delle vicende giudiziarie di Berlusconi agli italiani non importi un fico secco non è necessario scomodare fini analisti politici per capirlo.
Io dopo quindici anni me ne sono fatto una ragione.
Ho anche dedotto che tutti quei bei principi: giustizia libertà stato di diritto, debbano essere ben poca cosa, se sono così agevolmente smantellabili con il consenso della maggioranza del Parlamento e anche degli italiani.
Mi sembra tutto talmente strano che talvolta mi trovo a pensare che non sia così improbabile la tesi del complotto ordita dai magistrati, dalla sinistra, da la Repubblica, dal Parlamento europeo e dai media di tutto il mondo, nei confronti di Berlusconi.
Bene!
Ma sembrava che gli italiani avessero deciso in massa di cambiare governo causa la perniciosissima oppressione fiscale a cui li sottoponeva il duo Padoa Schioppa-Visco, mentore Romano Prodi.
Di nuovo bene!
Sono trascorsi pochi mesi da quando il nuovo governo si è insediato, ma ha già messo le mani avanti per tutto il quinquennio della legislatura: nel DPEF si dice che la pressione fiscale non diminuirà nemmeno di un punto percentuale, secondo il gergo dei tecnici.
Ah certo, come dimenticarlo: l'ICI è scomparsa - era già stata tagliata del 40% e poi era forse l'unica tassa federale già bell'e pronta (la Lega cosa dice? niente) e poi c'è la robin tax; un nome più stupido, no? ma c'è? un giorno sì e uno no, quello che pare certo, lo dice Bankitalia, è che farà aumentare i prezzi.
Poi c'è Alitalia, che perde milionate di euro al giorno, solo per esistere! Ma quelle non sono tasse, sono solo servizi in meno nella sanità, nella scuola etc.
Ma come mai Emma Marcegaglia, che sia detto per inciso ha la mia stessa età e. oltre ad avere molti più figli di me, vi sembrerà strano, ha anche molti più soldi, non dice niente, che pure sembra sempre così pronta a dire la sua su tutto?
Come mai Confindustria, a cui Padoa Schioppa aveva concesso tagli ben consistenti di Irap e Ires, irragionevolmente direi, vista la nulla riconoscenza successiva, non dice niente?
Non si sente più oppressa da questa pressione?
Si lamentano invece, e molto, insieme a Confcommercio, del crollo dei consumi! Che strano, vero?
Devono essere proprio dei bei tipi questi italiani! I loro stipendi hanno il potere d'acquisto che avevano15 anni fa (Draghi dicet), sono tra gli ultimi posti in Europa, come redditi pro capite parametrati al potere d'acquisto: perché mai non spendono più soldi?
E colpa nostra, quindi, e mia soprattutto! Scusa Emma!

venerdì 11 luglio 2008

lobby

La lobby di sinistra italiana, ancorchè totalmente incapace di portare la sinistra al governo in Italia e soprattutto farcelo restare, incapace anche di farsi portavoce di idee considerate tradizionalmente "di sinistra" - esisteranno ancora? o fluttueranno chissàdove, lontane da noi, dalle nostre vite?, è, come tutti sanno, potentissima!
La sua potenza viene espressa al massimo grado, quando Berlusconi vince le elezioni - le vince spesso, tra l'altro, delle ultime cinque, ne ha vinte tre.
Oltre ad aver controllato tutto il mondo della cultura, e dico tutto, a partire dal dopoguerra, grazie ad una sorta di gentlemen's agreement che si attuò con i capi democristiani di allora: a noi il potere, a voi la cultura! La longa manu bolscevica si estendeva dappertutto: la scuola e l'università of course, l'editoria e i premi culturali, i giornali e la televisione.
Di questa sorta di monopolio non è dato vedere alcun risultato, forse che la propaganda non sia stata proprio di buon livello?
Anche la magistratura è naturalmente collusa con la lobby comunista. Anche qui qualche perplessità: ma come sarà che la sinistra non è maggioritaria al Consiglio Superiore della Magistratura? Ma ce l'hanno sempre con Berlusconi e quindi devono per forza essere comunisti.
La lobby di sinistra, in particolare quella espressa dal gruppo LA REPUBBLICA-L'ESPRESSO, è potentissima in Europa e nel mondo.
Qualunque provvedimento che venga deciso dai governi di Berlusconi viene condannato per partito preso, e solo perché è Berlusconi ad emanarlo.
Perché, ci si chiederà, in un Paese che ha delegato potere e riversato montagne di soldi alla malavita organizzata, attraverso gli appalti e la sanità, in almeno tre grandi regioni, bisognerà prendere misure così scandalosamente autoritarie nei confronti di minoranze etniche?
Lo vuole il popolo! Giusto sacrosanto! Ma per caso, un abitante di Reggio Calabria o di Agrigento non vorrà anche: - disporre di acqua potabile? - potersi rivolgere ad un ospedale della propria città, senza rischiare la vita e non vedersi costretto a venire a Milano, Genova, Bologna?
O anche: impiegare, utilizzando mezzi pubblici (treno+pullman), meno delle otto ore richieste attualmente per andare da Catania ad Agrigento?
Il mondo della sinistra, dei comunisti per intenderci, si espande a dismisura quando c'è Berlusconi al governo: nel plotone vengono assoldati, non certo per loro volontà, tutti quelli che osano esprimere qualche perplessità sul suo operato, ancorché si tratti di personaggi moderati e anche conservatori.
Lo odiano! Lo odiano! Sono prevenuti, sono interessati, sono influenzabili!
Sono tutti lettori di la Repubblica!
Exterminate them all!

sabato 19 aprile 2008

Re-issue! Re-package! Re-package! Re-evaluate the Songs

Un po' in sordina sono ricomparsi nei negozi di dischi e nelle grandi catene di elettronica (MEDIA WORLD, SATURN, etc), i dischi in vinile. Da RICORDI MEDIASTORE ci sono due scaffali a ricordo, forse, dell'ultima fase in cui si sono visti i 45 giri nei negozi, quando la distribuzione era diventata piuttosto rarefatta.
Che bello! Il vinile non è più nero ma quasi sempre colorato, il packaging è molto curato e compaiono etichette propagandanti un peso in grammi (di cui non serbo alcun ricordo) che dovrebbe convincerci definitivamente, se dubbiosi di procedere all'acquisto, della suprema qualità della merce in vendita.
Ma quanto costano?
Pochissimo!!!! Mediamente si sta intorno ai 20/25 euro, in alcuni casi si arriva ai 40/45 euro (ma sono quelli con grammature pazzesche e non so cos'altro, di cui si diceva sopra)
Gli intelligentoni devono lavorare tutti nelle case discografiche. Dopo averci convinto (senza neanche tanto sforzo, per la verità) a sostituire tutta la nostra collezione di LP (che poco prima dello loro scomparsa costavano intorno alle 15/18 mila lire) con i CD (10 mila lire in più rispetto al vinile, sempre intorno ai primi Novanta), nonché le videocassette con i dvd; non riuscendo a vendere più i CD, percepiti come troppo cari dalla maggioranza degli acquirenti, e cavalcando l'onda di una certa élite che ha proclamato la superiorità dei vecchi album sui cd, provano a spostare quote di mercato sul vinile. Ma in che modo?
Aumentando ulteriormente il prezzo dei già cari cd.
Vorrete spendere 38 euro per THE UNFORGETTABLE FIRE, MUSIC FOR THE MASSES e quant'altro? Noooo? Bé, io quando ho visto che ON THE BEACH di Neil Young costava solo 12 euro, per qualche secondo sono stato tentato di acquistare, ma poi ci ho ripensato e ho detto no!

domenica 13 aprile 2008