mercoledì 25 aprile 2007

I giorni della disco - 2.5

20. Yes sir, I can boogie

Baccara

1977

Il più improbabile dei numeri uno inglesi del periodo: il duo femminile spagnolo spopolò in tutta Europa nell’autunno del 1977: una vera e propria delizia, resa ancora più irresistibile dall’inglese approssimativo delle interpreti. Replicarono parzialmente con il successivo Sorry I’m a lady.

19. Ma Baker

Boney M

1977

Si sta parlando qui di uno dei gruppi di maggiore successo in giro per l’Europa tra il 1977 e il 1979: con un’immagine (le copertine fanno ancora morire dal ridere!) tra il trash e il macho (tre donne e un uomo) inanellarono un’incredibile serie di hit, il cui vertice è rappresentato da Rivers of Babylon, pubblicato nella primavera del 1978. Non rendo probabilmente giustizia agli Abba, ma l’ambito di diffusione della loro produzione era lo stesso, ovvero pop melodico con ritmiche e impasti vocali accattivanti che, sovente, tendevano alla disco. I temi trattati nelle loro canzoni erano piuttosto eclettici: includevano, tra gli altri, la questione nordirlandese (Belfast) e il favorito dello Zar di Russia prima della Rivoluzione di Ottobre, Rasputin. Ma Baker, con Daddy cool, rappresenta il vertice commerciale della produzione più “da discoteca”.

18. Love hangover

Diana Ross

1976

Non so se all’epoca Diana Rossa entrasse e uscisse da cliniche di disintossicazione, come siamo abituati a leggere sui giornali da ultimo per quanto la riguarda: la sbornia del titolo è questa volta una sbornia d’amore: niente di cui preoccuparsi. Primo singolo disco della Motown ad andare al primo posto in US, nella versione da 7’50 si compone di tre parti: nella prima, una sorta di introduzione lenta (i primi tre minuti), Diana ci narra gli eventi che si sono risolti nella “più dolce sbornia d’amore”, da cui non vuole uscire mai più; annunciata da tre colpi d’archetto di violino inizia la parte più propriamente disco, con l’hook assassino che andrà avanti come un loop per tutto il resto del pezzo; ad una parte esclusivamente strumentale (quasi 2 minuti), segue la parte finale in cui Diana sussurrante implora di non chiamare dottori, mamma e preti e che non vuole essere curata …..Eccellente!

17. Got to give it up (part 1)

Marvin Gaye

1977

L’altro gigante della Motown a trarre qualche vantaggio dal mercato disco fu Marvin Gaye: versione accorciata di un brano lungo 12 minuti che comparve in un disco dal vivo uscito nello stesso anno, andò al numero 1 delle classifiche pop, r’n’b e disco di Billboard. Gaye usa un falsetto che forse influenzerà Michael Jackson in Don’t stop till you get enough; il rumore di fondo è giustificato dal testo della canzone, che parla di un ragazzo che è troppo timido per ballare (l’azione si svolge in un locale da ballo), ma poi, grazie alla musica (groove) si lascia andare al ballo e al resto …

16. Dancing queen

Abba

1977

La “queen” della canzone è la Regina di Svezia, per la quale la canzone fu composta: a parte Gimme! Gimme! Gimme!, è forse il loro pezzo più disco, ed è sicuramente quello più venduto – l’unico numero uno americano, andò al primo posto pressoché in qualunque mercato del mondo, tranne forse l’Italia. L’Italia, dopo un primo innamoramento coincidente con i due grossi successi SOS e Fernando, si mostrò pochissimo sensibile al fascino degli Abba, con parziale recupero solo con Winner takes it all, nell’autunno del 1980: tutto ciò che stava in mezzo – stiamo parlando di una dozzina di singoli (numeri uno o top 5 dappertutto) passarono relativamente inosservati: c’è da dire che il pregiudizio nei confronti degli Abba era probabilmente superiore a quello ostentato nei confronti della musica da discoteca: chi ascoltava gli Abba o era un bambino, o era uno stupido!

15. Follow me

Amanda Lear

1978

Il fenomeno Amanda Lear esplose in Italia nell’estate del 1977: apparentemente una delle tante Disco divas, si portava dietro un curriculum piuttosto consistente. Amica di Bowie, modella (compare sulla copertina del capolavoro dei Roxy Music, For your pleasure), amica-amante di Salvador Dalì. Tutto ciò sarebbe passato inosservato se il battage pubblicitario non avesse buttato nel mucchio, la sua presunta transessualità, giustificata, peraltro, dall’aspetto, dalla voce particolarmente bassa, e anche da un certo senso dell’humour, tipicamente associabile al mondo gay. Tomorrow e Queen of Chinatown furono i due singoli che la consacrarono in cima alle preferenze perlomeno italiche – il suo successo fu limitato all’Europa centrale e non oltrepassò mai la Manica. Nulla, tuttavia, faceva presagire il vero e proprio delirio barocco che attende l’ascoltatore nella prima facciata di Sweet Revenge, il secondo album di Amanda Lear, prodotto come il primo, I am a photograph, da Anthony Monn. L’album, veramente stupefacente, per i canoni che caratterizzavano le produzioni disco, si apre con una suite di venti minuti circa con cinque movimenti, che incorpora le esperienze dei Kraftwerk e di Giorgio Moroder e le miscela con la disco orchestrale più tipica, quindi violini a profusione e cori da favola ma anche colpi di gong e schitarrate rock, piuttosto inusuali fino a quel momento e la voce di Amanda, la cui pronuncia inglese suona oltremodo esotica e che, come ha detto Michael Freeberg, un critico americano, “can’t properly sing even one note, but what’s got to do with anything?” Ah, Follow me è il primo singolo tratto da Sweet Revenge.

14. Trans Europe Express

Kraftwerk

1977

Capolavoro: minimalismo e grandi melodie, ritmi robotici, voci distorte. Grande impatto e influenze che si estendono ai luoghi più impensabili: la scena house di Chicago ha dichiarato il suo debito ai Kraftwerk. Hanno creato uno scenario, un ambiente, che prima non esistevano.

Si balla da favola.

13. Disco inferno

Trammps

1976

Anche i Trammps, come i Tavares citati sopra, beneficiarono dall’essere stati inclusi nella colonna sonora di Saturday Night Fever: Disco inferno, dopo una timida apparizione al cinquantatreesimo posto, ritornò in classifica nella primavera del 1978 sfiorando i top ten.

Uno dei brani che definiscono l’era disco, rifatta anche da Tina Turner e Cindy Lauper.

12. The Sound of Philadelphia

M.F.S.B.

1974

Il più importante centro di definizione del suono disco fu Philadelphia. Il modello si proponeva di smussare le parti più urticanti del funky, suoni levigati e dolci, atmosfera morbida, fiati e archi, cori femminili. Successo enorme

11. From here to eternity

Giorgio Moroder

1977

Giorgio Moroder fu forse il più importante produttore disco europeo, il cui impatto non è stato ancora valutato appieno. Insieme alle produzioni per Donna Summer, questo brano è il suo contributo più duraturo alla musica pop in genere. La disco elettronica nasce con lui: l’ambito è affine a quello in cui operavano i Kraftwerk, con un’attenzione molto più esplicita alla ballabilità.

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