30. Turn the beat around | Vicki Sue Robinson | 1976 | |
Uno dei grandi brani della disco. One-hit-wonder irresistibile, venne ripreso con discreto successo da Gloria Estefan nel 1994. | |||
29. Heaven must be missing an angel | Tavares | 1976 | |
I fratelli Tavares, nel solco della tradizione r’n’b, furono tra gli eletti beneficiati dall’essere stati inclusi nella colonna sonora di Saturday Night Fever: More than a woman era presente nella loro versione e in quella dei Bee Gees, che ne erano gli autori. Tuttavia, mi piace più ricordarli per questo bel pezzo di qualche tempo prima. | |||
28. Doctor’s orders | Carol Douglas | 1974 | |
Nonostante fosse stato inventato da quasi un secolo a metà degli anni settanta la musica pop fece del telefono uno dei suoi temi preferiti: da Piange il telefono (Le telephone pleure) a Telephone line, passando per Buonasera dottore, forse ispirato almeno nel titolo dal pezzo della Douglas. Si sente nei titoli di testa di The last days of disco. Da non confondersi con il quasi omonimo Carl Douglas, in classifica nello stesso periodo con Kung Fu fighting. In Italia, tra i primi brani disco a diventare anche grossi successi commerciali (nel 1975). | |||
27. Do it anyway you wanna | People’s choice | 1974 | |
Gemma del Philly sound: fiati e basso in gran spolvero. L’invito contenuto nel titolo e ripetuto per tutto il brano non sarebbe molto popolare nell’Italia del 2007. | |||
26. Love to love you babe | Donna Summer | 1975 | |
Soprannominata “Regina della disco”. L’unica artista ad aver attraversato tutto il periodo disco da protagonista, con successo, se possibile, sempre crescente. Qualche dato: 9 singoli consecutivi nei top 5 di Billboard tra il 1978 e 1980, di cui 4 numeri uno (compreso il duetto con Barbra Streisand); tra il 1975 e il 1979 pubblicò 8 album (quasi 2 all’anno), di cui gli ultimi 4 doppi. Fu la prima artista donna ad avere tre album (doppi) consecutivi al numero uno di Billboard. Potrei continuare per pagine; per il momento basti sapere che, in un mercato naturalmente predisposto ai singoli, Donna Summer fu una delle poche artiste a vendere palate di album, al punto che questi andavano in cima alle classifiche anche quando i singoli non erano hit pazzeschi. In Italia, per esempio Four seasons of love e Once upon a time, tra il 1977 e il 1978, rimasero per settimane ai primi posti, senza avere forti singoli di traino. Per venire invece al brano che ci interessa, bisogna dire che fu una delle grandi invenzioni della prima disco: intercettò, per esempio, la crescente richiesta di brani lunghi che permettessero ai d.j. dell’epoca di non dover cambiare continuamente i dischi, che fino a quel momento non superavano i 4-5 minuti; la versione dell’album copriva tutta la prima facciata. La naturale evoluzione sarà poi quella delle versioni extended, che cominciavano a circolare proprio in quei tempi, e la creazione di un nuovo supporto, il singolo 12”. La creazione di brani che diventavano delle vere e proprie suite, con orchestrazioni più o meno in evidenza, soprattutto nelle sezioni archi e fiati, diventarono uno dei filoni principali della produzione del periodo. Da molti considerata la versione brutta di Shaft di Isaac Hayes, Love to love you babe non si può dire che sia invecchiata bene, ma l’impatto all’epoca fu molto forte; sono note le fasi della sua registrazione, la lunga teoria di orgasmi simulati - qualcuno è arrivato anche a contarli; l’aneddoto che la pudica Donna Gaines in Sommer, diventata nell’occasione Donna Summer, si mettesse di spalle rispetto ai musicisti e la sua richiesta di spegnere le luci per la vergogna di emettere sospiri così univocamente interpretabili, etc. etc. | |||
25. Love train | O’Jays | 1973 | |
Subito prima del contagio disco, a Philadelphia si creavano capolavori di tal fatta: piena tradizione soul, impasti vocali paradisiaci, archi, fiati e una ritmica accelerata che tenderà a diventare disco di lì a poco. Grande successo americano. Scena finale e titoli di coda in The last days of disco. | |||
24. Lady Marmalade | Labelle | 1975 | |
E’ dura sintetizzare la carriera di un gigante della musica: stiamo parlando del meraviglioso prodigio e talento naturale che risponde al nome di Patti Labelle. Qui la troviamo in una delle sue incarnazioni più riuscite, perlomeno in termini commerciali: nel 1975 l’invito contenuto in Lady Marmalade, Voulez-vous coucher avec-moi?, montando l’onda della crescente disinibizione sessuale amplificata dal ritmo della musica disco, rimbalzò in tutti i Paesi del mondo: numero uno ovunque. Rifatta un sacco di volte: la più recente a quattro voci, tra cui Christina Aguilera e Pink, per il film Moulin Rouge, ebbe nel 2001 ancora più successo della versione originale. | |||
23. Dance (a little bit closer) | Charo & the Salsoul Orchestra | 1977 | |
La “regina del Cuchi-cuchi”, Charo, nata in Murcia, Spagna, moglie quindicenne (?) di Xavier Cugat, fornisce la sua voce a una delle più famose orchestre del periodo disco: la Salsoul Orchestra, composta da 50 elementi e diretta da Vincent Montana Jr., fondendo soul, r’n’b, e ritimi latinoamericani, fu una delle presenze fondamentali del panorama disco. Il risultato, qui, tende molto al camp: archi e fiati a profusione, scampanellii con xilofoni o simili, quel certo disco flavour, la vocina di Charo che quando canta in inglese risulta piuttosto divertente. Lasciatevi andare, non ve ne pentirete! | |||
22. Supernature | Cerrone | 1977 | |
I Concept-album, uno dei fenomeni più perniciosi che si siano mai affacciati nella musica pop, contagiarono anche la musica disco. Cerrone, uno dei nomi chiave (all’inizio con Alec Costadinos) della disco, fece il botto un paio di anni prima con Love in C minor, una suite che calcava il filone disco-erotico inaugurato da Donna Summer. Per Supernature, coadiuvato da Lene Lovich (ve la ricordate?) abbandonò le orchestrazioni dei dischi precedenti e inglobò molta elettronica, derivazione diretta Giorgio Moroder, con eccellenti risultati. Il concept- album? Ah sì: si parla di mutanti creati da scienziati per rimpiazzare l’umanità che sta morendo di fame, o qualcosa del genere. Vi interessa? A me no, sto ballando! | |||
21. Devil’s gun | C.J. & Co. | 1977 | |
Forse il brano di minor successo commerciale presente in questa classifica, fu in realtà un grosso hit (a quei tempi si diceva: riempipista) nei club (discoteche) dell’epoca! Numero uno nella classifica dance di Billboard nella primavera del 1977, io la conobbi attraverso Radio Babboleo che in quel periodo la trasmetteva “a manetta”. Per quanto mi riguarda uno dei brani più potenti del periodo, ci si trova proprio tutto: voci su diversi registri (tenore e baritono), cori che rafforzano il crescendo ritmico, con gli archi in evidenza che, a loro volta, punteggiano il basso e la batteria in un tripudio che si vorrebbe non finisse mai. Uno dei brani di cui ho fatto più fatica a ritrovare titolo e autori: ricordavo solo il motivo, prima dell’illuminazione ho spulciato decine e decine di brani, e dopo mesi e mesi di ricerca avevo quasi perso la speranza. |
mercoledì 25 aprile 2007
I giorni della disco - 2.4
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